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Jane Goodall: la donna che lotta per i diritti degli Scimpanzé

In questo articolo parliamo di Jane Goodall, una delle donne più influenti della storia, e una delle maggiori attiviste per la conservazione e protezione degli animali.

Valerie Jane Morris-Goodall nasce a Londra nel 1934. Quando ha poco più di un anno il padre le regala uno scimpanzé di peluche, a cui lei si affeziona e che conserva ancora oggi. A otto anni legge le storie di Tarzan e del Dr. Doolittle che fanno nascere in lei il desiderio di andare a vivere in Africa dove spera, un giorno, di poter osservare e studiare gli animali.

Crescendo, si accorge di quanto quel sogno sia difficile da realizzare; nel 1952, dopo il diploma, è costretta a interrompere gli studi a causa dei costi proibitivi dell’università. Segue quindi un corso da segretaria e ottiene un lavoro come dattilografa all’università di Oxford.

Nel 1957 si aprono le porte per realizzare il suo sogno….

Nel 57′ l’archeologo Louis Leakey cercava un’assistente per una spedizione nel Parco Nazionale di Gombe, in Tanzania. Bisognava osservare il comportamento di un gruppo di scimpanzé selvaggi per acquisire nuovi elementi sull’evoluzione umana. Le ci vollero tre anni per preparare il viaggio, per raccogliere i soldi necessari e per gestire le reazioni contrarie di quelli che la conoscevano. Nel 1960 Jane riuscì finalmente a coronare il suo sogno e partì per Gombe accompagnata da sua madre, su espressa richiesta delle autorità inglesi che non l’avrebbero lasciata partire da sola.

Laggiù cominciò il lavoro di osservatrice rompendo tutti gli schemi convenzionali e senza seguire nessun protocollo di ricerca tradizionale. Al contrario, scelse di seguire il suo istinto e di provare a stabilire un legame affettivo con gli animali, per poterli avvicinare.

Cinque mesi impegnati a trasformarsi da intruso in familiare, fino a quando uno degli scimpanzé, vedendola, non si allontanò come aveva fatto tutte le altre volte.

“Certamente non siamo gli unici animali che vivono l’esperienza del dolore e della sofferenza. In altre parole, non c’è una linea netta tra l’animale uomo e il resto del regno animale. È una linea indistinta e lo sarà sempre. La paura in una scimmia, un cane, un maiale, viene vissuta verosimilmente alla stessa maniera della specie umana”. (Jane Goodall)

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Protezione dei primati e salvaguardia della biosfera…

Jane Goodall raggiunge la fama internazionale nel 1963, grazie ad un articolo che scrive per il National Geographic – il primo di una lunga serie – in cui racconta la sua storia e descrive quello che sta facendo a Gombe. Negli anni successivi, oltre a continuare le sue ricerche sui primati scrivendo saggi divulgativi che spesso si trasformano in bestseller, porta avanti numerose iniziative di respiro internazionale per la salvaguardia dell’ambiente e della fauna selvatica.

Jane Goodall ha cercato e cerca ancora oggi di farci capire che noi e le grandi scimmie antropomorfe siamo molto più simili di quanto vogliamo ammettere e che in fondo, quando le osserviamo, non facciamo altro che guardarci allo specchio.

Oltre a essere unanimemente riconosciuta come la più importante primatologa mondiale, dal 2002 Jane Goodall è anche ambasciatrice di pace dell’ONU.

Oggi, superati gli ottanta anni, viaggia in media per dieci mesi all’anno per raccontare, in convegni e conferenze in giro per il mondo, l’importanza di cooperare per risolvere i conflitti e lavorare insieme per tutelare la biosfera.

Oggi sappiamo che Homo sapiens e Pan troglodytes, esseri umani e scimpanzé, condividono gran parte della loro storia evolutiva e il 98% del patrimonio genetico…

Una delle due specie, però, come Jane Goodall racconta in modo superlativo da oltre quarant’anni, sembra aver completamente dimenticato il legame con la natura e l’importanza di rispettare questo pianeta. Non è difficile capire quale.

“Un giovane scimpanzé, dopo la morte della sua mamma, mostra un comportamento simile alla depressione che affligge i bambini – postura incurvata, dondolio, occhi offuscati fissi nel vuoto, perdita di interesse per quanto accade attorno a sé. Se un piccolo d’uomo può soffrire di dolore, così può soffrire un giovane scimpanzé”. (Jane Goodall)

Jane lotta da sempre anche per l’emancipazione femminile


«Le donne sono state messe in disparte troppo a lungo, per questo in Africa diamo borse di studio per far studiare le ragazze. Le donne, forse in quanto madri, sono più pazienti e quindi più portate ad occuparsi dell’ambiente, ma io credo che ognuno di noi abbia geni maschili e femminili. Una volta un capo tribù dell’America Latina mi ha detto: noi siamo come un’aquila con un’ala maschile e una femminile, e solo se sono entrambe forti possiamo spiccare il volo».

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