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Cara sorella, il mondo là fuori è solo tuo e devi andare a prendertelo – La storia di Nomad Writer

In questo articolo ti racconto la storia di Alessandra, una giovane donna che nella vita fa un po’ quello che le pare. Viaggia di qua e di là, scrive come una matta romanzi e articoli di viaggio, legge un sacco, studia lingue e insegna italiano online ai cinesi. Per non farsi mancare niente è anche co-fondatrice nonché editor della rivista digitale Nuove Donne.

Viaggiare per Alessandra è la normalità, mentre stare fermi è una cosa che non concepisce….

“Per me lo scambio con culture diverse è la cosa più naturale del mondo, poiché ho vissuto così fino all’adolescenza. Da quando sono uscita di casa a diciotto anni ho sfruttato qualsiasi opportunità universitaria per continuare a vivere e studiare qui e lì, per lunghi o brevi periodi. E adesso che oramai lavoro, non potrei mai “fermarmi”.

“Anche la passione per la scrittura deriva dall’infanzia. Ho sempre letto tantissimo e leggendo, leggendo, ti vien voglia di scrivere qualcosa di tuo. Quando ho scoperto l’immenso piacere che porta l’atto dello scrivere, la sua bellezza, la musica che producono i polpastrelli sulla tastiera, il quasi delirio di onnipotenza che provo quando divento demiurgo dei miei mondi, non ho più potuto smettere.”

Un concetto che anche io condivido a pieno e che mi ha portato a diventare uno scrittore di libri di viaggi.

Come è nata la passione per la Cina…

Alessandra, amante delle lingue, fin da subito non aveva dubbi su quale lingua voleva studiare…

“volevo imparare qualcosa di assurdo, di esotico, volevo essere quella diversa. L’Asia mi affascina per la sua storia, per il suo stile di vita, per i grandi stravolgimenti dell’ultimo secolo e senza conoscere la Cina non si può conoscere l’Asia. Così mi sono laureata in Sinologia e nel Regno del Dragone ci sono stata tante volte per i motivi più disparati: ci ho fatto volontariato, ho vinto una borsa di studio e ho lavorato in una scuola di italiano a Canton.

Ma naturalmente l’ho girata quasi tutta, dal Tibet alla Manciuria, dal deserto del Gobi alla costa orientale. E l’ho fatto quasi solo in treno o in bus – ah, io odio volare! In quei lunghissimi viaggi in Asia ci si ritrova a parlare con chiunque. Ho visitato anche l’Indocina e il Giappone via terra. La lezione che mi ha insegnato l’Asia, tutta, è questa:

spostati lentamente, anche se lì gli aerei non costano nulla. Spostati piano, goditi il paesaggio che scorre oltre il finestrino, chiacchiera con i locali. È l’unico modo, davvero, per scoprire la ricchezza del mondo.”

Alessandra

Quando è iniziata la pandemia del coronavirus, fortunatamente Alessandra aveva già lasciato la Cina da sei mesi e, fortunatamente non era in Italia. Era in Ucraina, dove “abita” adesso…

“Come ho reagito? La prima settimana, quando leggevo le notizie dall’Italia, ero sconvolta. La seconda settimana hanno chiuso tutto anche in Ucraina (nonostante si potesse uscire), la terza settimana mi sono stufata, mi sono imposta di non aprire più social né siti di notizie per un po’ e da quel momento nel mio cuore la pandemia non esiste più. Nel senso, so che esiste e che molte persone purtroppo ne soffrono molto, ma ho deciso di non farmi deprimere da qualcosa che non posso controllare, bensì di focalizzarmi su ciò che è in mio potere: i miei pensieri, i miei sentimenti, il mio piccolo spazio nel mondo. E ti dirò, sono anche riuscita a viaggiare, sempre nel rispetto delle misure di sicurezza. Ci si può ancora spostare, con un minimo di accortezza.”

Il mio ultimo libro parla proprio del viaggio in Asia. Ho voluto intervistare Alessandra anche per questo, perché come me ha viaggiato l’oriente zaino in spalla.

Il fatto che la valigia pesa troppo ed è scomoda. 🙂

“Lo zaino? Ci metti tutto dentro, lavi le robe direttamente in ostello per un dollaro o poco più e hai la libertà di spostarti come, dove, quando vuoi. La leggerezza del viaggiare zaino in spalla è impagabile, e ti dà tanta libertà di movimento. Basta buttarlo in bus e lasciarsi trascinare dalla vita. Mi ha lasciato tutte le emozioni che può darti il viaggio: il senso d’avventura mentre navighi da sola sul Mekong, il calore di una signora cinese che ti offre dei biscotti, il senso di scoperta di un paese diverso dal tuo.

Ma mi ha insegnato soprattutto la leggerezza: non ho mica bisogno di avere molte cose. Mi bastano un paio di cambi per non puzzare, un e-book reader per avere compagnia e scarpette comode. No, non parlo soltanto del viaggio, parlo della vita. Con questi pochi oggetti posso cambiare nazione quando mi va e, soprattutto, risparmio un sacco di soldi che spenderò per qualcosa che ha molto più valore: la conoscenza di questo magnifico pianeta e dei sette miliardi di meravigliosi individui che lo abitano.

Avere poco rende la vita più semplice e a un certo punto si scopre di essere come una chiocciola. Le tue cose sono sulle spalle e il mondo è la casa: puoi ricominciare in ogni momento.”

Perche Alessandra ha scelto l’Ucraina…

“Vivo in Ucraina perché il mio compagno è ucraino, che però ho conosciuto in Cina. È un bel paese e Kiev è una città super europea. C’è tutto, le persone sono cordiali e anche se non tutti parlano inglese, ci si integra facilmente. Io la stra consiglio a chi vuole iniziare a vivere come nomade digitale: ha uno dei wifi migliori del mondo e la vita costa molto meno che in Italia (Kiev, da capitale, ha prezzi più alti delle altre città. Per esempio Leopoli è stupenda, a misura d’uomo e ha prezzi molto bassi). Ci si può fermare 90 giorni di seguito senza visto ed è a due ore di volo dall’Italia.”

“Penso che noi italiani abbiamo molti pregiudizi nei confronti dei Paesi dell’Est Europa, ma l’Ucraina è davvero un bel posto. Io ci viaggio anche da sola e non ho mai mai mai avuto problemi. Sto studiando russo e il mio livello è ancora molto basico, ma la gente capisce che sto facendo del mio meglio e mi aiuta se ho difficoltà. All’inizio, quando non sapevo neanche una parola, c’era sempre qualche autista che iniziava a gridare ai passeggeri “c’è qualcuno che parla inglese per aiutare ‘sta povera straniera?” E qualcuno si trovava sempre.

L’unica cosa che non consiglio è di cercare lavoro da dipendente. A Kiev ci sono tante aziende americane e c’è abbastanza lavoro per gli ucraini che sanno usare il computer e conoscono l’inglese, ma gli stipendi full-time si aggirano sugli 800-900 euro massimo, che sono abbastanza per vivere decentemente in Ucraina, ma forse per un italiano che necessita di rientrare in patria ogni tanto non va molto bene.”

Cosa spinge Alessandra a vivere come una nomade.

Il fatto che nessuno deve dirmi come vivere. Ci ho provato a lavorare come dipendente, ma non fa per me. Devo essere indipendente, lavorare secondo i miei ritmi e orari, e soprattutto da dove mi va. Aspettare le due settimane di ferie ad agosto e morire tutti i giorni nello stesso luogo per otto ore non fa per me. Il mio PC è il mio ufficio, la mia disciplina (perché ce ne vuole) è il mio capo, il mondo è la mia azienda.

Il fatto di vivere come nomade… be’, qua ritorniamo al punto uno: per me è questa la normalità. Io non concepisco come qualcuno possa stare fermo in un mondo così bello, grande e pronto per essere scoperto.”

Come me, Alessandra ama il viaggio in solitaria…

Viaggiare in solitaria è il modo migliore per volersi bene. Prendi il tuo zainetto e vai: dove, lo sanno solo i tuoi piedi. Ti insegna a essere coraggiosa, perché perdersi a Bangkok e non sapere la lingua è dura, ad ascoltarti, perché se oggi hai voglia di stare a letto puoi farlo, se invece vuoi gettarti in un fiume gelato, puoi farlo, a pulire il cervello, perché staccando dalla normalità nuove intuizioni sorgono nella tua testa, ad essere creativa, perché quando speri di noleggiare una barca per discendere il Mekong e non ci sono rotte turistiche, in qualche modo devi pur fare. Impari ad amare l’altro e ad amare te stessa.

Impari a parlare in qualsiasi lingua, perché tanto non hai nessuno ad aiutarti. Ti insegna a dare fiducia al mondo e alle persone, anche quando stai vomitando in un ostello della Cambogia, e ti insegna la prudenza, quando stai per fare un incidente nel Sud-Est asiatico. Ti insegna a imparare a organizzarti, a usare la tecnologia, ad approcciarti a popoli diversi, a cavartela sempre e comunque. Sono tutte cose che ti formano per la vita di tutti i giorni – quando stai fermo, intendo.

Ti insegna che se sei una donna e hai trent’anni, non devi per forza “sistemarti” ed essere gentile e remissiva: ma che se vuoi, cara sorella, il mondo là fuori è solo tuo e devi andare a prendertelo.”

Segui Alessandra su Instagram oppure sul sito https://alessandranitti.com/


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