Natalie ha 24 anni, è laureata in lingue e ne parla fluentemente cinque. È nata in Italia, ma sarebbe limitante dire che è solo italiana. È di tutti i paesi che ha visitato e delle persone che ha incontrato. Sente che il suo paese di nascita non si definisce, che porta con sé un pezzetto di ogni terra che ha calpestato.
Negli ultimi anni ha vissuto in viaggio, spostandosi alla ricerca di una felicità pura e libera da condizionamenti.
Una delle più forti esperienze che ha vissute è in brasile.
“A 20 anni ho preso il mio zaino e sono andata a fare volontariato in una favela in Brasile. Il Brasile mi ha cambiato la vita e lo sguardo sul mondo. Mi sono trovata davanti a una realtà completamente diversa da quella europea a cui ero abituata. Ho imparato che si può amare, ridere e sognare in mille modi diversi.
Poco a poco, ho iniziato a liberarmi da quegli strati di credenze e idee così radicate che mi erano state inculcate e a rendermi conto che si può vivere diversamente.
Che non c’è solo una strada giusta e che siamo liberi di crearci il nostro futuro. Ho capito che non avrei mai voluto sacrificare il mio tempo e la mia vita inseguendo uno stile di vita individualista, incentrato sulla carriera, sul fare soldi, sulla soddisfazione materiale. In viaggio ho imparato il significato di connessione tra persone, di umanità, di semplicità, di essenzialità. E ho deciso che avrei dedicato la mia vita a coltivarlo.”
Dopo la laurea, Natalie ha vissuto in Australia attraverso il Working Holiday Visa dove ha passato un anno tra lavoro e viaggi.
“Sono atterrata a Sydney e poco a poco mi sono costruita una vita, ho trovato un lavoro, una casa, degli amici, per poi lasciare tutto e spostarmi a Brisbane, e infine a Melbourne. L’Australia mi ha insegnato che se siamo abbastanza coraggiosi da lanciarci, da superare la paura dell’ignoto, da uscire dalla nostra zona di comfort, atterreremo sempre sul morbido. Se siamo aperti all’universo, le opportunità arrivano.
L’Australia è un po’ una scommessa con sé stessi, è partire per andare dall’altra parte del mondo senza sicurezze, solamente con la speranza e la convinzione che troveremo la nostra strada. È la terra dei sognatori per eccellenza. E mi ha regalato persone meravigliose, storie incredibili, una connessione con la natura che si sta perdendo in occidente, e soprattutto la certezza che una vita fuori dagli schemi è possibile.”
Guida per vivere e viaggiare l’Australia
Dopo l’Australia il viaggio l’ha guidata verso l’Asia…
“Mi sono lanciata a vivere sei mesi zaino in spalla, cambiando di città e paesi alla ricerca di me stessa attraverso gli altri e attraverso altre culture. La cultura orientale mi ha donato quel senso di umanità e di interesse puro verso l’altro, che il nostro mondo occidentale così individualista ha perso. Mi ha mostrato che il valore delle persone non si misura in base al loro status sociale o professione, ma al loro animo. Che non importa chi tu sia, che lavoro tu faccia, di che marca siano i tuoi vestiti; ciò che importa è chi sei.
La cultura orientale è estremamente legata alla spiritualità, all’interiorità più che alla superficie. Mi sono emozionata davanti alla generosità delle persone che mi hanno ospitata in casa loro, che mi hanno dato da mangiare o un passaggio in auto, che si sono offerte di aiutarmi e che si sono interessate al mio benessere. Una carica di amore puro che da tempo avevo smesso di sentire.”
Nel suo ricercare una connessione vera con la cultura orientale, lontana dalle classiche esperienze turistiche, Natalie ha deciso di realizzare il Vipassana (un’esperienza di ritiro spirituale) in un monastero buddista nel sud della Thailandia. Il Vipassana è una meditazione guidata di 10 giorni i quali non è possibile parlare con nessuno e si richiede di vivere in silenzio e nella totale semplicità. Lo scopo è quello di riscoprire la nostra vera natura. È una tecnica che anche io ho realizzato in Myanmar, e che racconto passo dopo passo, nel mio nuovo libro ‘La strada verso casa dove suggerisco anche il miglior luogo per poter realizzare questa esperienza.
“Personalmente è stata una delle esperienze più intense e dure che ho vissuto. La connessione che si raggiunge con sé stessi è estremamente profonda, e nel mio caso mi ha permesso di vedere e conoscere parti di me che ho fatto difficoltà a gestire.
Il ritiro e la meditazione mi hanno aperto gli occhi sulla frenesia del mondo in cui viviamo, così legato all’apparenza e alla soddisfazione del desiderio, concentrato sul futuro o sul passato e mai sul presente, disconnesso dalla natura, individualista e egoista.
Natalie
“Ho imparato e sentito il vero significato di pace e serenità, che si ottiene solo quando si è connessi e presenti. Ciò che ho appreso con il vipassana è stato fondamentale per gestire i mesi di lockdown.”
Dopo un anno e mezzo tra Australia e Asia, Natalie è dovuta rientrare in Europa con l’aumentare delle restrizioni per il covid. Al momento si trova a Madrid, dove vive da circa 7 mesi.
“Qui le restrizioni non sono così dure come in Italia, non c’è mai stata una chiusura totale di bar, palestre cinema o teatri. Il coprifuoco al momento è imposto dalle 23 alle 6, i bar chiudono alle 23 e ci sono delle limitazioni sul numero di persone permesse allo stesso tavolo.
Ogni ‘regione’ stabilisce le proprie regole, e la maggior parte hanno stabilito un divieto di entrata se non per motivi giustificati quindi spostarsi tra regioni per turismo è pressoché vietato. Rispetto ad altri paesi, Italia compresa, la vita a Madrid è molto più libera.
Una vita in viaggio per Natalie più che una scelta, è una necessità…
“Viaggiando ho imparato che la felicità è sinonimo di semplicità, che un mondo individualista e egoista, incentrato sul denaro, sull’accumulo materiale, non è il mondo nel quale voglio vivere.
Viaggiare ha messo in discussione le mie credenze, quelle che credevo essere leggi universali e che mi sono resa conto che altro non erano che convinzioni personali o pregiudizi culturali, mi ha permesso di conoscere persone incredibili. Una vita nomade non è facile, lasciarsi alle spalle amici e famiglia, ricominciare da zero ogni volta non è semplice. Ma sento che è una vita più vera, più connessa.
Molti viaggiatori vivono lavorando come nomadi digitali, Natalie per ora non ha optato per questa strada. Fino ad adesso si è sempre spostata lavorando, cercando un lavoro dove si trovava e risparmiando per la meta successiva.
“Risparmiare è facile quando ci si rende conto che ciò di cui abbiamo bisogno veramente è poco. La maggior parte dei miei soldi li spendo solo in viaggi. E mentre viaggio uso siti come workaway, o cerco opportunità di volontariato o di aiuto alle comunità che incontro in cambio di vitto o alloggio. Dormo in ostelli, mangio con le persone del luogo, mi sposto a piedi o in autobus, non ricerco il lusso o la comodità, non ne ho bisogno.”
“credo che la società e l’educazione ci insegnano fin da piccoli che la strada da seguire è quella di una laurea, un lavoro sicuro e una stabilità. Ci dicono che questa è la chiave per una vita felice, e forse per alcuni lo è davvero.
Quello che credo sia fondamentale è comprendere qual è il nostro personale cammino, chiederci verso dove vogliamo andare e avere la consapevolezza che si possono rompere gli schemi, che siamo liberi di costruirci la nostra vita e il nostro destino. Le critiche sono e saranno tante, la maggior parte delle persone attorno a noi non comprendono questo tipo di scelta e lo considerano sbagliato o folle. Io mi sento solo di dire che se lo sentite davvero, non lasciate che vi fermino. Che vivere una vita diversa dal solito schema è possibile.”
“Viaggiare da sola mi ha permesso di conoscermi profondamente, di rendermi conto di che cosa sono capace, di sentire che mi basto e di capire di che cosa ho davvero bisogno. È un viaggio dentro sé stessi, un viaggio con sé stessi. All’inizio è stata dura, non siamo abituati a dedicarci tempo e silenzio. Siamo costantemente circondati da persone, e la solitudine ci fa paura. Il silenzio all’inizio mi opprimeva, ma ho imparato ad ascoltarlo. Ho imparato a rallentare e a godere del mondo e degli altri, ma anche di me stessa.”
Viaggiare da sola essendo donna non è sempre facile, ma è possibile…
“La paura c’è, ma credo che rinunciando al mio sogno e alla mia libertà per paura, altro non starei facendo che assecondare una mentalità machista. Io voglio sentirmi libera di realizzare il mio sogno, indipendentemente dal mio sesso. Non nego che servono delle accortezze in più, che io in primis ho vissuto situazioni spiacevoli (soprattutto in Europa), ma se mi fossi limitata solo a questo avrei rinunciato a conoscere persone meravigliose che mi hanno accolta e rispettata. Il mondo non è così spaventoso o pericoloso come vogliono farci credere, c’è molta più bellezza e bontà che male intenzioni!
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