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SU MOLLOTUTTO: ANTONIO DI GUIDA, IL GLOBETROTTER DI 26 ANNI CHE HA DECISO DI VIVERE VIAGGIANDO

intervista pubblicata su mollotutto.info il 20-03-2017

Antonio Di Guida, il globetrotter di 26 anni che ha deciso di vivere viaggiando

Antonio Di Guida, classe 1991 di Empoli in provincia di Firenze, ha intrapreso il suo primo viaggio in solitaria in Africa al termine dell’università.

Tornato in Italia e con in mano una laurea in design industriale, iniziò a cercare un lavoro che gli potesse consentire una vita indipendente, ma fra prove di lavoro, contratti part-time e con la voglia di viaggiare incontenibile, decise di partire nuovamente, questa volta verso l’Australia dove ha trovato il modo di intraprendere una vita indipendente, quella vita tanto desiderata ma che l’Italia non riusciva a dargli.

Dopo aver vissuto quasi due anni in Australia è adesso in viaggio da solo in Asia.

Ciao Antonio, vuoi presentati ai nostri lettori, come ti chiami e di dove sei originario?

Salve a tutti, mi chiamo Antonio Di Guida, sono nato nel 1991 a Empoli in provincia di Firenze e sono laureato in design industriale.

Quando e perché è arrivata la voglia o la necessità di lasciare l’Italia e partire per vivere viaggiando zaino in spalla?

Sentivo che era il giusto momento per realizzare il mio sogno, di viaggiare e vivere diverse vite all’interno della mia, non volevo arrivare un domani e pentirmi di non aver vissuto una vita diversa da quella che mi sarebbe aspettata per sempre, da quando ho intrapreso i miei viaggi l’unica paura che ho è quella di arrivare al mio ultimo giorno e pentirmi di non aver vissuto in pieno la mia vita, di aver vissuto sempre incatenato dentro quattro mura che circondano la mia città.

Partito poi per l’estero, destinazione Africa e poi Australia, terra che e’ riuscita a darmi un lavoro ben pagato che mi ha permesso di comprarmi un van in Australia per viaggiare in lungo e largo al terra dei canguri, di mettermi soldi da parte per viaggiare in Asia, o avere un punto di partenza per aprire una piccola attività in futuro.

Antonio Di Guida il globetrotter di 24 anni che ha deciso di vivere viaggiando

Avevi già vissuto all’estero per lunghi periodi prima?

No, ho fatto un salto nel vuoto senza sapere cosa realmente avrei incontrato ma non avevo altra scelta se volevo realmente cambiare la mia vita.

Il primo viaggio è stato per mesi in Africa fra il Kenya e la Tanzania, attraversandola con mezzi pubblici sgangherati, perdendomi in villaggi di culture lontani anni luce dalle nostre.

Poi è stata la volta dell’Australia, il viaggiare in solitaria era passato grazie al viaggio precedente, l’Australia è stato il trampolino di lancio per vivere in una terra mantenendomi fra lavoro e vita in viaggio.

Sei partito da solo o in coppia?

Ho sempre viaggiato in solitaria. Mi sono ritrovato molte volte a decidere se intraprendere dei viaggi con qualcuna oppure continuare la mia strada da solo, ma ho sempre  pensato che viaggiando soli si ha una libertà estrema, quella libertà che solamente nell’essere soli la si può avere, quella libertà di decidere se fermarsi, se camminare, se andare a sinistra oppure a destra, viaggiando soli si ha la capacità di conoscere se stessi in pieno, perché in fin dei conti bisogna conoscersi prima noi stessi se vogliamo convivere con gli altri, e non si conosce mai in fondo una persona figuriamoci noi stessi.

Per apprezzare gli altri, la maniera migliore e’ proprio stare per lungo tempo da soli apprezzando alla fine ogni parola, gesto e persona che incontriamo nel nostro cammino solitario dopo tanto tempo.

Antonio Di Guida il globetrotter di 24 anni che ha deciso di vivere viaggiando

Hai intenzione di fare il giro del mondo?

La mia intenzione è quella di non inglobare le migliaia di esperienze che posso trovare lungo la mia strada dentro queste tre parole, preferisco più definirla come una voglia di viaggiare terre nuove, immergermi in culture diverse dalle mie, provare sensazioni, emozioni e conoscere sempre nuove persone, nuove storie e nuove leggende di terre lontane migliaia di km dalla mia, ma più che tutto questo la mia intenzione è sempre stata quella di vivere più vite all’interno di una, di non trovarmi un domani a rimpiangere di aver vissuto sempre dentro quattro mura, quindi mi sento di non classificarmi come un giovane ragazzo che fa il giro del mondo ma bensì un giovane ragazzo in cerca di nuove esperienze e di nuove vite diverse da ogni tipo di realtà comune.

Se si, hai un progetto o un itinerario prestabilito?

Negli ultimi anni sto seguendo un itinerario, ma è più per comodità visto che sono partito da Sydney e l’intento era quello di attraversare l’Asia con i mezzi pubblici arrivando poi nella maniera più lenta e vivendo qualsiasi terra che trovavo lungo il mio cammino verso l’Italia.

Antonio Di Guida il globetrotter di 24 anni che ha deciso di vivere viaggiando

“Viaggiare senza soldi” quanto ti identifichi in questa frase?

Ho iniziato a viaggiare senza soldi, i miei viaggi sono sempre stati classificati come viaggi senza soldi visto che il più delle volte vivo in posti dove posso svolgere volontariato avendo in cambio pasti e posti per dormire.

Viaggio in autostop oppure nell’ultimo periodo con una bicicletta risparmiando sul trasporto.

Ma soprattutto non compro niente che non sia di bene primario oppure svolgere escursioni o gite per turisti che costano anche solo dieci euro, gli stessi dieci euro che magari mi potrebbero servire a viaggiare per giorni interi.

Quali abitudini o strumenti utilizzi per ridurre le spese di viaggio?

Ho lasciato le abitudini dentro la mia vita in Italia, proprio per ridurre qualsiasi spesa mentre sono in viaggio, qualsiasi pensiero o abitudine che potesse in qualche modo interferire nel mio modo di vivere viaggiando a basso costo.

Gli unici soldi che spendo sono solo in quattro categorie; cibo, dormire, trasporti e spese di visti o burocrazie per entrare in determinati paesi.

Non esistono soldi spesi in souvenir, alcool, sigarette o vestiti, viaggio con vestiti ormai che ho da anni bucati e macchiati, a volte mi trovo in alcuni villaggi e ricevo dei vestiti di seconda mano, per me ancora buoni oppure mi vengono dati dalle persone trovate lungo il mio cammino.

Per spostarmi utilizzo molto spesso l’autostop, ho viaggiato migliaia di km in Australia risparmiando soldi su benzina oppure su mezzi di trasporto pubblici. L’ultimo mio mezzo di trasporto per risparmiare su questa categoria è stato comprare una bicicletta e iniziare a pedalare attraverso l’Iran le prossime terre che viaggerò.

Quando mi sposto utilizzo soprattutto couchsurfing, un sito web dove molte persone possano ospitarti scambiando pensieri e viaggi passati. Ma quello che amo di più realizzare mentre viaggio, è fare esperienze di volontariato e che mi aiuta a risparmiare soldi sia per dormire che per mangiare. Un’esperienza di vita che avvicina il viaggiatore alla terra che viaggia. Può essere un volontariato di tipo umanitario, oppure costruttivo attraverso workshop, un aiuto manuale nel costruire orti organici, capanne, strade o dipingere alcune pareti.

Volontariato per me è una parola che racchiude insegnamenti e azioni che una persona può dare e ricevere, in cambio di vitto e alloggio e soprattutto imparare la cultura del posto in cui lo si svolge, ricordando che la parola volontariato è più una parola che aiuta e insegna chi lo pratica che viceversa.

Antonio Di Guida il globetrotter di 24 anni che ha deciso di vivere viaggiando

Quali lavori fai per mantenerti nei tuo girovagare?

Oltre a trovare posti per fare volontariato, lavoro attraverso il mio sito web, scrivendo articoli e recensioni sulle terre viaggiate.

Ho iniziato a fotografare il mio viaggio in van nell’entroterra australiano e poi tramite alcuni siti di agenzie australiane sono riuscito a vendere qualche fotografia scattata, da li ho iniziato ad iscrivermi ad alcuni siti, anche americani o giapponesi, dove riesco ancora oggi a vendere delle fotografie e racimolare qualche soldo, per mantenere i miei viaggi giornalmente.

Ho iniziato anche a scrivere le mie esperienze su un diario, sono riuscito infine dopo un anno di scrittura a pubblicare il mio primo libro che racconta il viaggio realizzato in Africa, e con le vendite riesco anche da li a racimolare qualcosa, ma questo libro è più che altro un qualcosa di personale come il far capire e invogliare realmente le persone a partire e scavalcare le quattro mura che circondano la propria vita.

Parlaci di queste attività che di consentono di vivere viaggiando…

Si tratta di attività che mi consentono appunto di vivere viaggiando ma non a mettermi dei soldi da parte, sono anche attività che amo fare, dedico molto tempo alle fotografie, oppure a scrivere nel mio diario tutto quello che mi accade volendo un domani scrivere altri libri.

Sono attività che interiormente mi lasciano un piccolo sorriso, tipi di attività intraprese che danno un senso interiore di felicità, la stessa felicita che dovrebbe essere trovata da qualsiasi persona che intraprende le proprie attività.

Antonio Di Guida il globetrotter di 24 anni che ha deciso di vivere viaggiando

Si tratta comunque di attività lavorative… quali differenze sostanziali riscontri a livello lavorativo rispetto all’Italia nei paesi che hai visitato?

Ho lavorato soltanto in Australia e mettendoli a paragone posso dire che non ci sono confronti fra gli stipendi australiani e quelli italiani.

In australia, quando fai un lavoro anche se è pesante e noioso – come quello che ho fatto io lavorando nelle costruzioni edili a Sydney – riesci a sentire quella sensazione di gratificazione guadagnando uno stipendio decente per quello che fai.

A volte mi sono trovato con le lacrime agli occhi, senza forze, ma allo stesso tempo con una sensazione di gratificazione per il lavoro che facevo, ho imparato che più sei gratificato, più le persone ti apprezzano non ostacolandoti nelle proprie idee e più hai voglia di lavorare bene e sempre meglio.

Penso che in Australia c’è il giusto equilibrio fra il guadagno e le spese per vivere, cosa che in Italia è molto lontana.

Antonio Di Guida il globetrotter di 24 anni che ha deciso di vivere viaggiando

Qual’è il paese che ti ha colpito di più e perché?

Non c’è un particolare paese che mi ha colpito, ogni terra viaggiata è stata vissuta in maniera alquanto diversa, ogni paese vissuto ha con sé un meraviglioso ricordo e una meravigliosa esperienza.

  • Potrei dirti l’Africa perché è stato il mio primo viaggio in una terra povera ma allo stesso tempo ricca di storie e culture meravigliose, oppure perché ho vissuto in un villaggio sparso nella savana.
  • Potrei dirti l’Australia perché mi ha dato il mio primo lavoro a tempo indeterminato, arrivando al sogno di iniziare una vita indipendente oppure perché ho vissuto dentro un minivan per mesi viaggiando lungo e largo qualsiasi parte di questa terra popolata da canguri e koala, essere libero di fermarmi a leggere un libro davanti ad una spiaggia colorata di rosso per un forte e acceso tramonto, trovare un lavoro e fermarsi in qualche fattoria fra i boschi australiani, oppure percorrere strade fra deserti o coste semplicemente meravigliose, portando con se il proprio nido in qualsiasi luogo.
    Potrei dirti…
  • La Malesia, perché ho vissuto su un’isola semideserta, dentro una capanna in mezzo ad una giungla piena di scimmie e varani ma allo stesso tempo un paradiso ricco di palme, spiagge bianche e mari cristallini…
  • Oppure la Cambogia Perché insegnavo in una scuola inglese a dei bambini di ogni età.
  • Il Vietnam per le meravigliose risaie e i popoli incontrati che vivono al confine con la china.
  • La terra Birmana dove ho conosciuto l’arte della meditazione praticando poi il corso vipassana, un corso che mi ha fatto totalmente cambiare il pensiero sulla mente e le proprie sensazioni che si manifestano in ogni circostanza di vita.
  • Oppure l’India per la sua magica terra, mistica di spezie, religioni e pensieri sulla fine di ogni vita.
  • Il Nepal per i suoi monti e per i meravigliosi villaggi trovati sulle montagne dell’Annapurna
  • L’Iran per la sua ospitalità e il calore che ti viene trasmesso dagli abitanti sempre cordiali e gentili offrendoti cibo o posti dove dormire.

Non c’è un unico paese, ce ne sono a centinaia che si differenziano l’uno dall’altro per qualsiasi emozione o esperienza vissuta.

Dove ti trovi adesso e quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Mi trovo in Turchia, lasciando alle mie spalle l’ultima esperienza vissuta. Quella di viaggiare l’Iran, attraversandola per più di 1700 km con una bici, dormendo in una tenda fra montagne e deserti iraniani.

Immergermi nella cultura persiana, ritrovandomi ad essere invitato molte volte da famiglie che calorosamente mi offrivano pasti o posti caldi dove poter dormire.

L’Italia oramai è per te un ricordo, hai nostalgia, cosa ti manca?

Non è una vera e propria mancanza, diciamo che l’Italia è per me una connessione, come penso l’abbia qualsiasi persona che si allontana dalla propria terra nativa.

Non farò un elenco di cibi, oppure dirti che mi mancano gli amici oppure la mia famiglia.

Penso più al panorama Italiano, ai colli oppure alle lunghe strade toscane fra cipressi e rotoli di fieno o alle piccole chiese semiabbandonate nascoste in qualche villaggio, all’odore delle caldarroste o a quello di una pizza appena sfornata, al dialetto di qualsiasi regione dal nord al sud Italia, sorridere nel sentirlo e viverlo in mezzo a strade o bar di piccoli borghi italiani.

Cosa consiglieresti ad altri italiani che desiderassero seguire le tue orme ed iniziare a vivere viaggiando moneyless?

Che i soldi per vivere una vita felice e in viaggio non servono, basta il sapersi arrangiare, dimenticare ogni tipo di abitudine dove servono soldi per poterla avere, trovare il modo di arrangiarsi in ogni evenienza pensando di non avere nessun soldo in tasca,

Che la vita non è solo una e che nessuno ci impone di vivere la vita nella stessa maniera in cui ce la troviamo davanti, che magari il caso si è presentato davanti a noi e per pigrizia abbiamo lasciato che questo caso prendesse padronanza nel comandare la nostra vita.

Che abbiamo una vita sola e non c’è peggior cosa che vivere un’unica vita, mettere dei soldi da parte per comprarsi una casa oppure una macchina nuova, quando poi ci ritroveremo un domani a rimpiangere di non avere vissuto la nostra vita ma di averla sprecata dentro quattro mura senza nessuna reale esperienza diversa da ogni altro tipo di vita che vive intorno alla nostra.

Di prendere quella piccola pazzia che sorvola da mesi nella testa, di ascoltarla ed esaudirla, strappando così le radici da una poltrona e scollegando un cavo invisibile da una vita monotona e ai nostri occhi monocroma, senza emozioni o serenità.
Svegliarsi la mattina con il sorriso e capire che se ci fossero dei prossimi risvegli senza di esso, di voltare strada per riprendere la propria felicità.

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