IRAN IN BICICLETTA: L’IMPRESA DEL GIRAMONDO TOSCANO
Zaino in spalla e un mondo da conoscere e vivere. Lui è Antonio Di Guida, italianbackpacker toscano classe 1991. Anzi, per l’esattezza, montelupino. TuscanyPeople lo ha raggiunto in Iran, dove ha da poco portato a termine l’ultima avventura: percorrere il paese da sud a nord in bicicletta.
Partito dalla città della ceramica alla volta dell’Africa nel 2013, Antonio Di Guida, founder di ItalianBackpacker.com ha poi raggiunto l’Australia dove ha lavorato in una ditta di escavatori irlandesi per ripartire qualche mese dopo verso il continente asiatico. Poi, arrivato a Dubai, l’idea: attraversare l’Iran su due ruote.
Qui, durante una sosta all’interno della sua tenda in mezzo al deserto, Antonio Di Guida ci ha raccontato cosa significa essere un italianbackpacker tra sorprese e imprevisti.
Da Sud a Nord: come è nata l’idea di attraversare l’Iran in bicicletta?
È stata una scelta che da un po’ di mesi pensavo di voler realizzare, trovare un giusto e lento mezzo di trasporto per poter immergermi il più possibile in questa terra persiana, sentire il silenzio dei deserti, delle montagne che sovrastano questa terra e la propria ruota che gira in maniera infinita. Non ho mai pedalato in vita mia e questo viaggio avrebbe potuto farmi appassionare a questo sport, offrendomi stupendi e memorabili ricordi.
Il lungo viaggio intrapreso per lungo e largo nel continente asiatico è stato come una serie di fuochi d’artificio, dove rimanere incantato a vedere migliaia di colori. Da ultimo ho sentito il bisogno del grande finale: un grosso fuoco d’artificio a cascata accompagnato da un botto enorme, il più bello di tutti.
Cosa c’è dentro il tuo backpack?
Il minimo indispensabile, dopo anni di viaggio ho capito che la miglior cosa è avere meno vestiti e più oggetti di sopravvivenza come una piccola pietra focaia, un coltellino svizzero o delle pasticche per depurare l’acqua. È indispensabile il mio sacco a pelo, che per notti intere, fredde e ventose, mi ha tenuto al caldo. Poi, la mia tenda, un piccolo materassino di gomma utile per dormirci sopra e fare yoga la mattina prima di intraprendere un altro viaggio.
Ho anche un astuccio con dentro saponette e forbici per lavarmi e tagliarmi la barba, alcuni attrezzi per aggiustare la bicicletta e una ruota di scorta, la macchina fotografica e il mio computer utile per rimanere in contatto col mondo esterno e lavorare mentre sono in viaggio. Infine una piccola scatola con dei lacci e delle pietre trovate lungo il mio cammino per realizzare braccialetti e venderli mentre sono in viaggio.
Capita mai di dover fare i conti con la solitudine?
Questo ostacolo è stato superato anni fa, quando ho iniziato a viaggiare da solo. Non nego che è stata dura, a volte ho dovuto combattere paure o ansie, ma poi ho iniziato a convivere più con me stesso che con le persone che avevo intorno, ho imparato a parlarmi ed ascoltarmi. Sembra strano, forse da pazzi, ma parlare con la propria mente aiuta a mantenerla calma senza farla girare come una trottola scatenata, eguagliare ogni singola sensazione che sprigiona la nostra mente, che sia negativa o positiva.
È una tecnica imparata grazie al Vipassanā svolto in Myanmar fra i monaci buddisti. Ho vissuto sempre in solitudine in questi anni di viaggio, la mia preoccupazione ora non è la solitudine, ma abituarmi a tornare con altre persone.
Non ti manca neanche un po’ casa… la tua Toscana?
A volte nell’osservare un pino, oppure un campo di grano, delle colline che assomigliano alle nostre colline toscane, sento dentro di me un brivido inspiegabile, che mi ricorda di quanto sia meravigliosa la nostra terra. Non è tanto una mancanza, è più una connessione che si ha dentro di sé, ci sono alcuni sapori, odori e paesaggi che dopo una vita passata fra i colli toscani, rimarranno per sempre nella propria mente e qualsiasi cosa troverai in un viaggio che possa per una frazione di secondo essere associato a un ricordo, farà scattare inevitabilmente un piccolo e piacevole sospiro.
Sicuramente, appena torno in Toscana, una delle cose che farò è quella di esplorarla in lungo e largo, che sia a piedi oppure con una bici, immergermi come sto facendo in questo momento qui in Iran fra piccoli villaggi sparsi nelle montagne o colline toscane, conoscere famiglie ed ascoltare il nostro meraviglioso accento, che non vedo l’ora di poter risentire.
Chilometro dopo chilometro, che paese stai incontrando?
Un paese straordinario e assolutamente diverso da come viene descritto dai mass media. Chi non ha viaggiato in Iran mi ha sempre guardato con un volto sbalordito quando dicevo di voler esplorare questa terra, qualcuno mi riferiva che questo paese è molto pericoloso per le persone che viaggiano da sole, ma quello che sentivo dentro di me era la curiosità di poter viaggiare in una terra dove molti temono di voler mettere piede solo per sentito dire, confermando il fatto che tutto deve poter essere vissuto e provato, prima di parlare, prima di giudicare o sentenziare.
Oltre a queste persone, ho incontrato viaggiatori che hanno attraversato questo paese e tutti mi hanno riferito le solite parole; cordiale, ospitale, piena di paesaggi straordinari, di persone meravigliose e sinceramente ho creduto molto di più ai viaggiatori incontrati che hanno realmente vissuto questa terra anziché a persone che hanno solo sentito dire.
Come riesce Antonio Di Guida a mantenersi lungo il viaggio?
In Australia riuscivo a mantenermi tramite il mio lavoro come dipendente di un’azienda. Quando l’ho lasciato, ho dovuto trovare il modo per riuscire a viaggiare e mantenermi allo stesso modo, senza spendendo possibilmente i soldi messi da parte. Così ho seguito quello che più amavo fare, cioè fotografare e scrivere. Mi sono comprato una macchina fotografica con dei soldi guadagnati in Australia. Ho iniziato a seguire corsi su youtube per tecniche di fotografia o di realizzazione dei video.
Ho iniziato a fotografare il mio viaggio in van nell’entroterra australiano e poi tramite alcuni siti di agenzie australiane sono riuscito a vendere qualche fotografia scattata, da lì ho iniziato ad iscrivermi ad alcuni siti, anche americani o giapponesi, dove riesco ancora oggi a vendere le fotografie e racimolare qualche soldo, per mantenere i miei viaggi giornalmente.
E il tuo libro?
Ho iniziato anche a scrivere le mie esperienze da italianbackpacker su un diario, sono riuscito infine dopo un anno di scrittura a pubblicare il mio primo libro che racconta il viaggio realizzato in Africa, e con le vendite riesco anche da lì a racimolare qualcosa, ma questo libro è più che altro un qualcosa di personale come il far capire e spingere realmente le persone a partire e scavalcare le quattro mura che circondano la propria vita.
Quando mi sposto utilizzo soprattutto Couchsurfing.com, un sito web dove molte persone possano ospitarti scambiando pensieri e viaggi passati. Ma quello che amo di più fare mentre viaggio, sono le esperienze di volontariato. È un’esperienza di vita che avvicina il viaggiatore alla terra che sta vivendo. A differenza, degli altri Paesi, qui in Iran i soldi non mi sono quasi mai realmente serviti. Viaggio con la mia bici senza dover spendere né benzina né tantomeno in mezzi pubblici, dormo nella mia tenda ma il più delle volte vengo ospitato da famiglie incontrate nei villaggi che attraverso, le stesse famiglie che poi la mattina prima di ripartire mi riempiono di mangiare.
Qui, riesco a mantenermi grazie alla generosità delle persone, a volte provo ad allungare dei soldi per tutto quello che mi offrono, ma non accettano mai, pronunciano ogni volta le stesse parole: “Per noi l’ospite è sacro non posso accettare denaro”.
Ho notato che sui social hai iniziato a scrivere in inglese: come è cambiato il pubblico di seguaci in questi mesi?
Il pubblico sulla pagina di Italianbackpacker cresce ogni giorno, ma la componente più estesa rimane quella italiana. Ho iniziato a scrivere in inglese sul mio profilo personale, avvicinandomi di più alle persone incontrate in questi anni in viaggio per permettere anche a loro di comprendere dove sono e cosa ho intorno a me.
Qual è il programma per domani?
Sempre il solito: pedalare e vivere gli incontri che trovo sulla mia strada. Mi sveglierò dentro la mia tenda appena sorge il sole, accenderò un fuoco riscaldando dell’acqua per farmi un tè, mangerò dei biscotti, farò yoga e poi inizierò a pedalare, mi fermerò a mangiare qualcosa lungo la strada, forse qualcuno si fermerà e mi darà del pane o altro che ha con sé in macchina, infine andrò alla ricerca di un posto dove posizionare la tenda oppure troverò un’altra famiglia che vuole ospitarmi, con la quale trascorrerò la serata scambiando storie di vita.
Al momento in cui scriviamo, Antonio, il nostro affezionatissimo italianbackpacker, sta viaggiando verso la Turchiasu mezzi pubblici per poi dirigersi verso la Grecia.
Buon viaggio e mi raccomando non dimenticarti di legge qualche bella storia del nostro web Magazine preferito…. TuscanyPeople.com