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IL MAL D’ASIA ESISTE E CHI CI HA VIAGGIATO NE HA LE PROVE

Tiziano Terzani disse;

“L’Occidente è la cultura intesa come scienza, cioè come conoscenza del mondo attorno all’io, mentre l’io è solo strumento e luogo di pensiero.”

Prima di partire per un viaggio in una delle terre più mistiche e antiche al mondo ti chiedi più volte cosa incontrerai, che emozioni proverai e soprattutto se alla fine ci sara’ un cambiamento interiore. Ti cimenti nel conoscere una cultura tanto antica quanto affascinante, capace di poter penetrare nella tua vita e rimanerci per sempre.

Arriva il momento in cui tocchi per la prima volta questo maestoso continente, qualsiasi parte sia, troverai un palcoscenico affollato da qualsiasi mezzo di trasporto, il suono dei loro clacson ripetutamente bombardano i tuoi timpani. Noti che le strade oltre ad essere affollate sono piene di rifiuti, sacchetti di plastica gettati senza alcuna preoccupazione.

I famosi incendi a bordo strada, bruciano foglie e plastica sollevando un enorme nuvola nera dall’odore più che forte. Cammini con il tuo zaino in spalla nel trovare un posto per dormire con la gente che continua ad osservarti, a volte rimane imbambolata nel sorriderti, aspettando che tu ti avvicini nel chiedere aiuto, altre volte ti osserva come una banconota che cammina, senza pensare a nient’altro. I primi giorni sono stressanti, li passi a riflettere su questo lungo passo ormai fatto.

“Mi avevano detto che l’Asia sarebbe stata di un grande impatto, ma non avrei mai immaginato cosi tanto”

è l’ultima domanda che ti poni a te stesso dopo una lunga riflessione.

Passa il tempo e abbandoni le domande che tartassano i tuoi meravigliosi giorni.


Inizi a goderti ogni sguardo, ogni incontro per strada di ogni anima che vive il tempo e la propria vita, sperando in un giorno migliore. A volte le stesse anime le trovi riposare in un nido creato con le proprie mani sotto milioni di stelle, altre volte invece sopra un pavimento ghiacciato di qualche strada o stazione ferroviaria.

Sembra che il loro dio, da loro tanto amato, li abbia in un certo senso abbandonati in una terra infuocata. Ogni cento metri che percorri, ti ritrovi in un mondo sempre diverso, soprattutto nel campo del cibo; spezie, droghe, profumi e colori riempiano il tuo palato chiedendoti più volte di quanto sia buono quello che hai sotto gli occhi e di quante volte nelle tue ricette abbia usato solo due o forse tre spezie per condire.

I mesi passano e senza accorgertene l’Asia è entrata ormai dentro di te.

Senza che tu te ne accorga quell’odore o suono sgradevole che sentivi all’inizio nelle strade trafficate non danno più cosi tanto fastidio, facendoti gustare quel cibo cucinato a bordo strada da un cuoco che di pulito niente avrà, ma ormai hai capito che più il posto è sporco e più il cibo ha sapore.

Tutti sono gentili, tutti ti rispettano se rispetti la loro cultura, alcuni vogliono in tutti i modi portarti in monasteri o ambienti per loro fondamentali, raccontando la propria storia o cultura. Amano parlare, conoscere e chiederti come è la vita nel mondo occidente e tu alla fine inizi a pronunciare le parole

“si vive meglio qua che in occidente”

Inizi a comprendere che hai sempre vissuto rincorrendo il tempo senza godertelo, a pensare al futuro invece che al presente come fanno qui in oriente, inizia a comprendere che il tempo è l’unico nostro tesoro e che il karma alla fine è fonte primaria di una vita serena e tranquilla.

Arriva il giorno del ritorno, perché ogni viaggio, ormai è risaputo lo si vive anche quando è finito.

Sorpreso ti svegli dentro la tua stanza, fissi il vuoto chiedendoti se realmente hai vissuto tutto questo oppure è stato un magnifico sogno. Passi nelle strade incrociando sguardi altrui, gettando un sorriso o qualsiasi altro gesto cordiale, ma niente, le persone qui sono troppo impegnate nel pensare a qualcos’altro. Entri in un mercato e osservi i prezzi e qualità cibo, inizi ad avere ripudio verso ogni alimento già preparato e confezionato, per poi gettarti in quei negozietti hippie che mai prima di vivere in Asia ci avresti messo piede.

La tua stanza senza che te ne rendi conto si riempie di oggetti d’oriente, dal telo che raffigura Ganesha sul muro, alle campane tibetane sopra un mobiletto. Gli incensi accesi nella notte profumano ogni angolo del tuo spazio vitale, facendoti chiudere gli occhi e ricordare quei fantastici momenti vissuti in Asia. Apri gli occhi e molto delicatamente sussurri

“oh cazzo ho il mal d’Asia”

In questo caso, sai già che prima possibile prenderai un altro aereo e abbandonerai ancora una volta quella vita che per te era tanto confortevole e piacevole.

Il mal d’Asia esiste e ne ho le prove…

Fotoreportage: Antonio Di Guida – Italianbackpacker

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