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Inseguire la felicità è egoismo? Il ruolo importante dei genitori

“Ma tu guarda se un padre deve avere un figlio che vagabonda in Asia, senza sapere dove andrà e cosa farà” mi aveva detto al telefono prima che io partissi per l’Oriente.

Credo che abbia finalmente capito. Mentre ci salutiamo mi dice di essere orgoglioso di me. Sono le parole che avrei sempre voluto sentire, il regalo più bello che la vita potesse darmi. Sapere di aver reso fieri i propri genitori è una delle maggiori gratifiche per un figlio.”

Antonio Di Guida- La strada verso casa

Queste parole, tratte da “La strada verso casa”, ogni volta arrivano come una lancia dritta al cuore. Inseguire la felicità non è semplice: i genitori hanno un ruolo importante nel supporto dei figli a vivere la loro vita nel modo più autentico.

Leggendo il libro “La strada verso casa” sono stata colpita dalla relazione tra Antonio e suo padre. Un padre che, nonostante non capisse l’esigenza del figlio di mollare tutto e viaggiare, accetta e supporta la sua scelta. Per esperienza so che non tutti i genitori riescono a incoraggiare i propri figli a lasciare il nido verso l’ignoto. Capita che vi siano scontri e che alla fine, nella gran parte dei casi, il figlio silenzi i propri bisogni per ascoltare la famiglia.

Viaggiare è un’opportunità preziosa, che permette di mettersi alla prova e sviluppare talenti e passioni. Attraverso le tantissime esperienze che si presentano nel momento in cui lasciamo casa, impariamo lavori diversi, a gestire il tempo e i soldi, a creare nuove relazioni.

Insomma, è una scuola a tutti gli effetti, dove ogni giorno si impara qualcosa sugli altri, su di sé e sul mondo.

Precludere questa possibilità di crescita ai propri figli, significa precludere loro la possibilità di realizzarsi e diventare adulti di grande valore.

Desiderare la propria felicità non è egoismo

Viaggiare e inseguire la felicità è da considerare egoismo?

Per come è strutturata la società in Occidente, negli anni si è formato un mindset che fa leva sul senso di colpa.

Attraverso il senso di colpa (esteso verso tutto o almeno, la maggior parte degli ambiti della nostra vita) seguiamo una strada standardizzata per tutte le persone che ci assicura una certa sopravvivenza all’interno del sistema. Se decidiamo di non percorrere quella strada, una parte di noi (la maggior parte purtroppo) prova sensi di colpa che ci rimettono subito in carreggiata.

Proviamo senso di colpa verso la nostra famiglia, verso un lavoro per cui dovremmo essere grati, verso amici. Ci siamo convinti che abbandonare i sensi di colpa e alimentare la nostra felicità, è egoismo

Sempre più persone capiscono che ciò che corrisponde alla “normalità”, non corrisponde necessariamente alla loro idea di felicità. Non siamo tutti uguali: ognuno di noi è guidato da valori diversi ed esigenze differenti, e quindi non esiste un’unica via. 

Come persone uniche, per inseguire la felicità occorrono sentieri diversi: la strada che percorriamo deve essere unica, per soddisfarci.

Con questo, dobbiamo farci pace. Combattere contro questa realtà è uno spreco di energie.

Occorre quindi decostruire quella credenza secondo cui il benessere e le aspettative che gli altri hanno su di noi siano in un qualche modo più importanti del nostro benessere e dei nostri sogni.

Si decide di viaggiare per trovare opportunità che a casa non si hanno, per migliorare la qualità della propria vita. Questo non è egoismo, questo significa amare sé stessi. Potrà far soffrire la famiglia e gli amici, ma chi ti ama soffrirebbe comunque a vederti infelice.

“Avere un unico figlio che vive in viaggio non è facile. Comprendo la situazione, ma non posso tornare in un mondo dove la mia anima non vuole vivere”

Antonio di Guida, La strada verso casa

L’importanza di esprimere il proprio malessere chiaramente 

Comunicare è fondamentale nella nostra vita. Se ci pensi, solo attraverso la comunicazione si possono spiegare fraintendimenti, stabilire confini, fare richieste, affermarsi. In sintesi, attraverso una chiara comunicazione, le nostre relazioni aumentano di qualità, e di conseguenza, anche la qualità della nostra vita.

A volte diamo per scontato il parere delle altre persone e rinunciamo a dire le nostre idee o affermare i nostri bisogni.

Temiamo di avanzare richieste o comunicare il nostro sentire, per paura di scatenare conflitti e dinamiche che risvegliano vecchie ferite.

Capita a molte persone che desiderano viaggiare: rinunciano ad esprimere la loro volontà pur di evitare conflitti con famigliari ed amici, convincendosi che già a priori, non verranno ascoltate e accettate.

Questo è un grande sbaglio. Significa autosabotarsi

Dovremmo sempre concedere un barlume di fiducia alle persone che ci stanno accanto, ed esprimere il nostro malessere in modo chiaro e sincero. 

Ciò che accade nel momento in cui ci si afferma e si comunicano i propri bisogni e malesseri, spesso può sorprenderci. Ovviamente, non bisogna aspettarsi che ciò avvenga sempre in totale serenità: anzi, conflitti e resistenze possono essere frequenti e possono mettere a dura prova i rapporti. 

Tuttavia, parlando chiaramente con i propri genitori e dopo i primi scontri, si passa da una relazione impari “genitore-figlio”, ad una pari “adulto-adulto”. In questa posizione, la relazione si basa sul confronto anziché sull’imposizione e la manipolazione.

Spostare la relazione con i genitori su questo livello sarà utile anche per tutte le altre situazioni che la vita presenterà! 

Amare significa anche lasciar andare

Ci sono persone, tra cui genitori, che confondono l’amore con la possessione. Preferire il proprio figlio vicino a sé ma infelice, anziché preferire che sia felice ma lontano da casa, non è amore, ma egoismo.

Anteporre le proprie aspettative e il bisogno di avere i figli al proprio fianco va a colmare insicurezza, solitudine e paura, che poco ha a che vedere con il figlio, ma riguardano unicamente il rapporto che si ha con sé stessi.

Forzare figli e figlie ad assecondare le proprie volontà, per paure (che non sono sbagliate di per sé!) a lungo andare distruggerà la relazione.

Per assurdo, volendo tenerli vicino a tutti i costi, si creerà proprio l’effetto che si cerca di evitare! I figli a poco a poco si allontaneranno, se non fisicamente, di sicuro mentalmente ed emotivamente.

Ecco perché occorre lasciare la libertà ai figli di trovare la propria strada e supportarli nella loro ricerca, anche se ciò comporterà a vederli soffrire e affrontare ostacoli che non sempre si comprendono. Da genitore soffrirai la lontananza fisica e avrai paura del futuro di tuo figlio/a, ma permetterai a lui, o a lei, di perseguire i suoi sogni in serenità, di inseguire quindi la felicità.

Come si legge nel libro La strada verso casa, i genitori che incoraggiano i figli a partire per un viaggio capiscono meglio di chiunque altro che amare significa saper lasciar andare.

Il regalo più prezioso che un genitore può fare è donare amore incondizionato al proprio figlio, concedendogli la possibilità di essere sé stesso e fare le proprie scelte. Scelte che non saranno dettate dal senso di colpa, ma dalla serenità che comunque andranno le cose, ha una famiglia che lo ama e lo stima.

Un figlio che inizia a viaggiare e ha una famiglia che lo incoraggia nella sua scelta, saprà sempre dove tornare alla fine dei suoi viaggi: tra le braccia di chi gli ha donato tanto Amore.

( Fotografia scattata da Antonio Di Guida in Vietnam )

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