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Autostop: viaggiare come un tempo e vivere intensamente

L’autostop è un modo di viaggiare che ora è alternativo, ma nel secolo scorso era praticamente la regola.

Ti è mai capitato di vedere a bordo strada una persona con zaino in spalla e pollice in fuori? La stirpe degli autostoppisti è sempre più rara, ma ogni tanto basta uscire dall’Italia per vederne un po’ di più. Inoltre, ci sono ancora tanti giovani che rispolverano questo stupendo modo di viaggiare, partendo dal mito degli hippie negli anni 60/70.

Come funziona? Semplice: a bordo strada (attenzione, perché ci sono delle regole precise e dei divieti in alcuni Stati, tra cui il nostro Paese) e con il pollice in fuori, un bel sorriso e tanta fiducia e pazienza, attendi che una macchina si fermi.

Se si va nella stessa direzione e la persona ti ispira fiducia, condividerete la strada.

Ma l’autostop non è solo questo. 

C’è chi lo vede come un modo gratuito di viaggiare (l’autostoppista in genere non paga per il tragitto, ma ricambia il favore in altri modi). Tuttavia, vederlo sotto questa luce, oltre che riduttivo è pure dispregiativo.

L’autostop è un modo per conoscere persone locali, vedere i luoghi che si visitano attraverso i loro occhi, e godersi tutto ciò che accade dal punto A al punto B.

Uno scambio non di denaro e prestazione, ma di conoscenze, storie.

Perché non si fa più autostop come una volta?

Perché fare autostop non è più così comune, se è un’esperienza così positiva?

Nel corso del tempo, la società e il mondo come li conosciamo, sono cambiati molto.

Negli anni 60/70, viaggiare non era così comune. Le famiglie preferivano fare piccole gite fuori porta, prendendo l’auto e visitando qualche luogo raggiungibile in giornata.

Chi prendeva l’aereo, in genere aveva molti soldi, e non era certo cosa comune per persone giovani o famiglie, almeno che non si spostassero per una necessità (magari per visitare la propria famiglia o parenti distanti).

Ora invece, cosa accade? I mezzi di trasporto pubblici come i treni, costano molto meno e c’è un miglior collegamento. Questo significa che nella quotidianità, prendere un treno per andare a scuola è normalissimo, così come andare da Bologna a Firenze, o da Padova a Vienna.

Esistono compagnie di autobus che fanno lunghi tragitti a prezzi ridicoli, per non parlare delle compagnie aeree.

Con 9 euro potresti trovare un viaggio da Milano a Londra e visitare la capitale britannica in un weekend, spendendo pochissimo. Questo era impensabile all’epoca. 

Perciò l’autostop, che era considerata la normalità, con il tempo è stato sostituito, divenendo un racconto di tempi lontani. In questo processo, complice l’individualismo crescente e l’accesso ad un’informazione incontrollata, l’autostoppista è diventata una figura mitologica di cui avere paura, e allo stesso tempo, si ha completa sfiducia in chi guida.

Insomma, si preferisce la comodità e la velocità, rimanendo nella propria comfort zone, vedendo l’autostop come una pratica pericolosa. Sebbene i pericoli ci siano (come ovunque e per ogni cosa, del resto) fare autostop è un’incredibile risorsa.

Incontri autentici e tante avventure: ecco cosa nasce condividendo la strada!

“Penso che loro siano la risposta che stavo cercando, ciò che mi ha spinto a voler attraversare il deserto australiano in autostop: se avessi preso un aereo da Sydney a Darwin non avrei mai conosciuto queste due meravigliose persone piene di amore e di rispetto reciproco. […] Dopo gli abbracci ripartono, con la mano alzata per salutarmi. Mi scappa un sorriso mentre li guardo sparire all’orizzonte.”

In “La strada verso casa”, Antonio inizia a mettere il pollice in fuori e attendere un passaggio. Si ferma un camper, con a bordo una coppia anziana: Terry e Vincent. Sono loro che lasciano un segno indelebile tra i ricordi – e nel cuore – del viaggiatore.

L’autostop è uno scambio. In cambio di un passaggio verso la stessa direzione, due o più persone hanno modo di conoscersi e condividere il proprio sapere, e in alcuni casi, anche delle vere e proprie avventure! 

Può capitare che il guidatore allunghi la strada, oppure faccia da guida mostrando luoghi nuovi, oppure che dia informazioni preziose per rendere il viaggio ancora più interessante.

Addirittura, ci sono persone che sono pronte ad aprire le porte di casa agli autostoppisti, che offrano un pasto, un letto, un posto sicuro. Ospitano a casa propria, facendoli diventare parte della famiglia per una notte o per qualche giorno.

Questa non è fantascienza, questi sono avvenimenti veri, che accadono quando ci fidiamo, quando lasciamo entrare il nuovo. La vita ci fa incontrare persone meravigliose se ci apriamo ad essa con coraggio e amore.

Quando si dice “l’importante non è la meta, ma il viaggio” non riesco a non pensare all’autostop. Provaci, ti permetterà di capire che l’importante non è solo la meta, ma anche tutto ciò che ti porta ad essa, e potrai sorprenderti della bellezza che ti regaleranno le persone.

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