Nel mio viaggio attraverso l’Asia, ho vissuto anche in India ma soprattutto ad Auroville. Come racconto nel mio libro La strada verso casa, L’India è la scuola che tutti i nomadi dovrebbero frequentare; una scuola fatta di contrasti e di insegnamenti, per affrontare la vita in maniera leggera e senza condizionamenti nati da inutili paure. È in India che si scopre la dannata voglia di esplorare e di far parte di nuove terre.
Scelsi Chennai come prima tappa in India non perché il passaggio dal Myanmar costava meno o per il bellissimo mare che si può avere sulle sue coste, ma poiché a poche ore di guida da questa grande metropoli, in una città chiamata Puducherry, esiste un luogo che da anni volevo vivere di persona. Si tratta di Auroville, una delle prime comunità al mondo fondate come città universale, dove uomini e donne di ogni nazione, di ogni credo e di ogni tendenza politica possono vivere in pace e armonia. Ma è davvero così?
Cosa è Auroville
Auroville è una comunità fondata nel 1968 con lo scopo utopistico di raggiungere l’unità dell’umanità. Il progetto è visionario e difficile da realizzare perché l’ambizione che sottende è altissima: la fondatrice, chiamata ‘la Madre’, puntava a costruire una città internazionale senza denaro, governo, religione o urbanizzazione selvaggia. Tutti ad Auroville possono essere accolti, sia singoli individui che organizzazioni con buone intenzioni.
Anche a livello ecologico mi piace molto: l’idea è quella di realizzare una città autosufficiente grazie all’energia solare e che si nutra attraverso l’agricoltura biologica. Si parla anche di riciclo totale dei rifiuti e di bioedilizia. Detta così sembra un paradiso, vero?!
I Primi passi ad Auroville
Quando sono arrivato ad Auroville sembravo un bambino di fronte al parco dei balocchi. Ero meravigliato e pieno di gioia, finalmente stavo vivendo dentro uno dei miei più grandi sogni, vivere all’interno della più grande comunità al mondo.
Arrivato nel centro di Auroville la prima cosa che dovevo fare era registrarmi all’ufficio centrale. Qui mi venne assegnata una scheda simile a una carta di credito; serviva per poter svolgere qualsiasi attività, dal momento che tutto doveva essere pagato con quella carta, ricaricabile con soldi liquidi in quell’ufficio.
Strano pensai subito:questa comunità non era fondata sul vivere senza la moneta? Ecco il primo sogno che si frantuma…
Trovo poi un alloggio, e anche quello dovevo pagarlo. Alloggiavo al Reve Guest House, in una capanna fatta di paglia e canne di bambù, al costo di circa 50 euro al mese.
In ogni luogo che visitavo, trovavo la foto della fondatrice, “la Madre”.
Anche questa situazione mi sembrava molto insolita. Ogni anima che arriva in questa comunità, a mio parere dovrebbe avere un pensiero libero da ideali e religioni, ma pare che gli abitanti vogliano diffondere il più possibile gli insegnamenti e le riflessioni di questa Madre. Dietro le fotografie c’erano delle frasi celebri che lei stessa ha pronunciato nella sua vita, come un Gesù Cristo indiano.
La mia esperienza ad Auroville
Ho vissuto per più di un mese ad Auroville, svolgevo volontariato in alcuni luoghi: piccole comuni oppure terreni di alcuni proprietari che portavano avanti progetti connessi con la permacultura. Nel mio libro La strada verso casa, racconto quest’incredibile esperienza, citando i progetti di Krishna, un signore tedesco trasferitosi lì da più di venti anni, il Buddha Garden e il Sadhana Forest; quest’ultimo è uno dei progetti più incredibili che racconto nel mio libro dove lascio molti consigli utili per raggiungerlo e viverci.
Ma quello che ho percepito l’ultima settimana, andando a visitare il Matrimadir, ha messo in discussione molte cose, incontrando il mistero racchiuso in questa Utopia.
Il Matrimadir non è un’attrazione turistica, ma un luogo di concentrazione individuale e silenziosa. Un sito, quindi, che dovrebbe essere visitato in uno stato fisico e mentale appropriato.
Un’enorme sfera ricoperta di dischi dorati sembra sbucare dalla terra come un fiore di loto, simbolo della nascita della nuova coscienza. Sulla sommità è montato un macchinario in grado di tracciare la posizione del sole e proiettare, grazie a un sistema di specchi e lenti, un raggio di luce che attraversa verticalmente tutto l’edificio, perfettamente nel mezzo, illuminando un gigantesco globo di cristallo che si trova al centro della bianchissima Inner Chamber, la sala circolare dedicata alla meditazione.
Quando entro dentro questa incredibile sfera, lascio fuori ogni tipo di apparecchio elettronico, e attraverso una porta. Lentamente mi avvicino alla sala di meditazione percorrendo i gradini di una scala di cemento bianco in un contesto davvero surreale. Mentre salgo osservo tutte le persone affascinate dalla struttura: salgono camminando con lo sguardo incantato come fossero bestiame guidato dal proprio istinto animalesco. La cosa ancora più strana era che mi sembrava di avere già vissuto quella incredibile scena. I colori, le persone ipnotizzate che salgono i gradini: sembrava che la mia anima stava vivendo un dejà-vu, come se in un sogno, in un’altra vita o in un’altra dimensione avessi già vissuto quell’istante.
Ci avviciniamo poi alla sala per meditare; al centro si trovava la gigantesca sfera trasparente. Ognuno stava a pochi metri di distanza dagli altri. Siamo stati un’ora all’interno di quello spazio, concentrati su noi stessi e sulla meditazione, con gli occhi chiusi oppure, se aperti, incollati sul globo di cristallo. La mia anima venne travolta in un vortice che mi diede una spinta verso l’alto, verso un luogo infinito e parallelo a questo mondo. È una sensazione che non riuscirei a descrivere in poche parole: compresi che gran parte della mia energia era stata risucchiata e gettata in un luogo sconosciuto.
Uscito poi dalla sfera d’oro, tornai in ostello insieme agli altri ragazzi che vivevano con me. Tutti noi eravamo stanchi come se avessimo lavorato per giorni interi. La notte commentammo le nostre sensazioni, tutte ben comuni e fin troppo perplesse e confuse. Soprattutto, ci chiedevamo cosa ci fosse dietro a quel grande e incredibile progetto di comunità.
Cosa c’è dietro Auroville
Sappiamo che fin dai suoi albori il proposito di Auroville è quello di sperimentare soluzioni nuove in tutti i campi, un esperimento di vita alternativo a un mondo ormai destinato a essere schiavo del consumismo. Sappiamo anche che Auroville per la maggior parte è finanziata dall’Unesco, ma anche dalla Commissione Europea, dal governo indiano e dalle donazioni private. In tutto sembra avere un bilancio complessivo di cinque milioni di dollari l’anno. Una marea di soldi, insomma. L’intero sistema educativo è gratuito e non esistono voti, così che i ragazzi sviluppino il proprio talento senza competizione.
Ma allora la domanda è: cosa c’è dietro questo stranissimo modo di vivere? Che sia davvero il paradiso in cui tutti sognano di vivere? Se così fosse, sarebbe davvero un’oasi dove ogni essere umano vorrebbe abitare.
Ma dietro alla facciata di questo sogno si nascondono montagne di denaro e un’ambigua sfera dove le anime si perdono in una stancante meditazione collettiva. Troppi dubbi, troppe perplessità di cui nessuno di noi riesce a venire a capo. L’unica cosa che mi soddisfa è il fatto che questo modo di vivere non sia solo individuale, ma collettivo.
Qui arrivano anime provenienti da ogni parte del mondo con il desiderio di raggiungere l’armonia individuale e comunitaria dedicando il loro tempo alla terra, all’arte e alla meditazione. È un luogo lontano anni luce dalle megalopoli che siamo abituati a frequentare. Ad Auroville possiamo dire addio allo stress del traffico metropolitano. Addio alle ansie di non essere all’altezza e al passo con il progresso, alla corsa al denaro, alla moda e al materialismo. Addio a ogni forma di religione fondata su storie o leggende antiche. Qualunque cosa stia dietro a questo mistico luogo, il suo merito è portare alla luce il senso del quieto vivere, diffondendo la vera essenza di una vita condivisa.
Ne uscii portando con me un bel bagaglio di esperienze, felice di aver vissuto quell’eccezionale luogo che la mia anima desiderava visitare da tempo.
Come racconto nel mio libro, Auroville mi mise nella testa, la voglia di realizzare – un domani – un progetto simile a questo in qualche parte del mondo. In piccolo, certo, ma mi piacerebbe creare una comunità legata alla permacultura, fondata sul lavoro collettivo e l’autosostentamento, in cui altre anime meravigliose, possano incontrarsi arrivando da ogni parte del mondo.