All’interno di questa guida per vivere e viaggiare la Nuova Zelanda in van, racconto la storia di due ragazzi italiani che si sono conosciuti in Nuova Zelanda, e che vivono la loro vita da nomadi viaggiando con un furgoncino trasformato in una casa mobile.
Terence da sette anni conduce una vita nomade. A 23 anni mise piede per la prima volta in Asia e da quel giorno non si è più fermato. Ha svolto i lavori più disparati (gelataio, barista, commesso, addetto all’ortofrutta, assistente wedding planner ecc..). Ha anche fatto un anno di working holiday in Australia dopo aver visitato la maggior parte del continente asiatico.
“In passato ho sofferto di obesità, mi ha causato notevoli problemi nell’accettarmi. Ho deciso di non ascoltare più gli altri, seguendo semplicemente quello che mi dice il cuore. Voglio vivere senza rimpianti ed ho anche una “bucket list” perché quando morirò voglio sapere di aver vissuto la vita che volevo e non quella impostatami da qualcun altro.”
A Deborah invece, le si è aperta la strada del nomadismo con un viaggio post laurea in Giappone,
“Tornata da quel viaggio mi si è aperto un mondo. Il lavoro con contratto di apprendistato in uno studio di commercialisti, ha cominciato a starmi stretto. Così dopo aver visitato altri Paesi asiatici sono partita anch’io per l’Australia dove ho lavorato come cameriera tra Brisbane e Melbourne e viaggiato in tenda attraverso parte del Paese, sia in compagnia che da sola. Questa esperienza ha cambiato totalmente il mio modo di vedere le cose e mi ha permesso di aprirmi caratterialmente e di conoscere meglio le mie potenzialità.”
Terence e Deborah hanno scelto la Nuova Zelanda perché avevano amato entrambi l’esperienza del working holiday visa in Australia e quindi volevano ripeterla altrove: la Nuova Zelanda è uno dei quattro paesi che a noi italiani concede questo tipo di visto.
Come si ottiene il Working Holiday visa per la Nuova Zelanda
Come per l’Australia, basta fare richiesta online ed avere meno di 31 anni. Il visto dura un anno e permette di viaggiare e lavorare. Aprire un conto corrente e avere il “codice fiscale” neozelandese è molto veloce e in qualche giorno si è pronti a lavorare.
“Per ottenere il visto neozelandese bisogna avere una disponibilità di 2500 euro sul conto corrente italiano. Noi appena siamo arrivati ad Auckland, abbiamo iniziato a lavorare e in tre mesi abbiamo risparmiato una cifra sufficiente per comprare il van e permetterci di viaggiare per un pò.”
Vivere e viaggiare la Nuova Zelanda con un van…
“Abbiamo scelto di vivere e viaggiare in van la Nuova Zelanda perché qui è presente una forte cultura nomade, un paese stupendo ma al tempo stesso molti punti di interesse si trovano in zone remote e difficilmente raggiungibili con i mezzi pubblici. Amiamo viaggiare e vivere all’interno del nostro van. La amiamo così tanto che le abbiamo anche dato un nome: Bianca.”
“Il panorama fuori dalla nostra “casa” è sempre diverso: ci addormentiamo cullati dal rumore delle onde oppure immersi nel silenzio di una foresta. Abbiamo sempre il caffè caldo la mattina, pane e nutella, e i nostri amati libri. Il nostro van non ci permette solamente di spostarci da un punto A ad un punto B, ma ci concede anche la possibilità di godere della bellezza di ogni centimetro di questo paese meraviglioso. Penso che la casa di una persona dica molto riguardo ad essa e credo che Bianca rappresenti perfettamente ciò che siamo. Le cose che ci portiamo dietro non sono tante ma è tutto ciò che ci serve e di cui abbiamo bisogno.”
Acquistare un van in Nuova Zelanda è molto semplice. Con circa 5 euro si effettua il passaggio di proprietà alle poste, l’assicurazione viene scalata dal conto corrente ogni mese ed ammonta a circa 7 euro mensili mentre l’equivalente del bollo ci è costato 82 euro annuali.
“Penso che viaggiare in van sia un ottimo modo per mettere alla prova il vivere insieme. Per noi è facile perché condividiamo la stessa mentalità e le medesime priorità. Abbiamo molto rispetto reciproco e cosa molto più rara, ci parliamo e soprattutto ci ascoltiamo. Tutto è portato all’estremo, sia le gioie che le difficoltà, abbiamo deciso di essere copiloti in questo viaggio chiamato vita.”
@terencebiffi
Molte persone sono dubbiose sul fatto di vivere una vita da nomade e soprattutto in un furgone camperizzato, il primo dubbio è sempre il solito, la parte economica…
Ciò che le persone spesso non realizzano è che vivere viaggiando in un van è meno costoso del vivere fermi in un appartamento. La spesa per il cibo è pressoché la stessa, non si ha bollette o affitto da pagare; l’unica vera spesa è il carburante. Inoltre rivendere il veicolo una volta finita l’avventura, permette di ripagare l’investimento iniziale.
“Spendiamo mediamente 110 euro a testa a settimana tutto compreso, mentre vivere in città ci costava notevolmente di più. Per fare questa vita non bisogna essere ricchi, però quando lavoriamo non sperperiamo i nostri soldi in acquisti inutili. Quando i soldi iniziano a scarseggiare, ci fermiamo e lavoriamo sempre in posti diversi.”
@terencebiffi
Situazione lavorativa in Nuova Zelanda
La situazione lavorativa è completamente diversa rispetto all’Italia. Non esistono contratti dai nomi altisonanti e ingannevoli ed esiste un salario minimo garantito che permette a tutti di vivere una vita dignitosa. La disoccupazione è molto bassa e per lavorare nel settore turistico/ristorazione non è sempre necessaria esperienza. Se si vuole lavorare a contatto con il pubblico un minimo di inglese è necessario ma anche se non lo si parla è comunque possibile trovare lavoro in altre ambiti, come in cucina o nelle farm.
“Noi abbiamo subito trovato lavoro come baristi tramite facebook. Molto spesso non bisogna nemmeno portare il curriculum, in quanto si viene assunti dopo un veloce colloquio e qualche ora di prova. Durante il lockdown abbiamo raccolto kiwi nei campi e lavorare in agricoltura in Nuova Zelanda è molto remunerativo, infatti ci stiamo dirigendo a nord per iniziare la raccolta degli avocado. Lavorare nelle farm è molto stancante ma anche molto appagante, ti permette di stare all’aria aperta e in buona compagnia. Inoltre in Nuova Zelanda si viene pagati a settimana, quindi è veramente difficile rimanere al verde.”
Le differenze tra la Nuova Zelanda e l’Italia sono veramente numerose. Innanzitutto c’è una forte multiculturalità e nessuno viene discriminato…
“È presente un forte senso civico; l’evasione fiscale è quasi inesistente, il lavoratore viene tutelato e il merito premiato, persino nei lavori più umili. Quello che abbiamo sempre notato è il rapporto molto umano che esiste tra datore di lavoro e dipendente. Nonostante il costo della vita sia piuttosto alto, molti servizi sono gratuiti come musei, attrazioni e parchi nazionali. È un paese molto pulito e rispettoso dell’ambiente, in ogni luogo è possibile trovare servizi igienici, fontane e bidoni: cose essenziali durante un viaggio on the road.”
“Le persone sono socievoli e molto spesso veniamo avvicinati da locali desiderosi di scambiare due chiacchiere e sapere cosa ne pensiamo del loro Paese; non abbiamo mai incontrato nessuno che fosse scortese. Più ci allontaniamo dalle grandi città più tutto ciò risulta evidente.”
“La natura qui è unica. Abbiamo percorso strade attorniate da geyser, vulcani, infinite spiagge deserte e altissime scogliere rocciose; a volte sembra di essere alla fine del mondo. L’Italia potrebbe imparare dalla Nuova Zelanda a valorizzare molto di più il proprio patrimonio, infatti qui è possibile imbattersi in centri informazioni e pannelli informativi anche nelle zone più remote.”
“Inoltre molti luoghi di interesse si mantengono attraverso donazioni o ospitando caffetterie e bookshop al loro interno. Ma l’Italia dovrebbe imparare molto dalla burocrazia neozelandese, per fare un esempio tutte le tasse che abbiamo pagato sottratte dal nostro stipendio sono visibili online e il rimborso viene in modo automatico senza presentare alcuna dichiarazione.”
“A Maggio abbiamo ricevuto indietro circa metà delle tasse che avevamo pagato. Un’altra differenza è che il primo ministro è una giovane donna e madre molto stimata dalla popolazione, sicuramente un bel esempio di parità tra i generi.”
“Oltre al cibo, quello di cui sentiamo più la mancanza è la sanità gratuita, infatti abbiamo dovuto stipulare un’assicurazione sanitaria privata apposita per il nostro visto, comunque piuttosto economica.”
@terencebiffi
Il consiglio di Terence e Deborah ai giovani ragazzi che vivono in Italia e vorrebbero vivere una vita simile alla loro…
“Un’idea tipicamente italiana è che dopo la maturità le scelte siano solamente due: lavorare o iscriversi all’università. Noi consigliamo di prendere esempio dai paesi del nord Europa che incentivano l’anno sabbatico alla fine del percorso scolastico, volto tra le altre a conoscersi e a capire cosa si vuole fare del proprio futuro, senza condizionamenti esterni.”
“Non è necessario intraprendere questo tipo di esperienza subito dopo l’esame di maturità, tuttavia consigliamo di viverla prima dei 31 anni visto che con il working holiday visa é molto più semplice (per quanto riguarda l’Australia e la Nuova Zelanda).”
“Cambiare idea sul proprio percorso come abbiamo fatto noi si deve e si può, se ci si accorge che la strada intrapresa fino a quel punto non era quella giusta o non ci rende più felici. Non sempre una cosa esclude l’altra.”
“Alla fine non siamo alberi e non abbiamo radici che ci trattengono al suolo, il mondo è pieno di possibilità e vale la pena di coglierne il più possibile.”
Terence e Deborah in questo momento stanno viaggiando nell’isola del nord e dopo la stagione degli avocado, (che gli permetterà di estendere il visto per altri tre mesi) faranno rotta verso l’isola del sud dove rimarranno fino a febbraio.
Dopo la Nuova Zelanda è loro intenzione visitare alcune isole del Pacifico come Fiji e Samoa.
“Siamo pieni di sogni, infatti vorremmo fare il working holiday visa anche in Corea del sud e Canada e fare un lungo viaggio via terra partendo dall’Europa direzione Asia, terra che entrambi amiamo.”
@terencebiffi
Nel 2018 Terence ha fatto un viaggio di circa un anno attraverso Balcani, Asia centrale e Africa. Ha deciso di raccontare questa esperienza in un libro, Travel Revolution…
“Voglio far capire a più persone possibili che una vita diversa è possibile. Viaggiando in solitaria ho avuto modo per prima cosa di conoscere me stesso. Non si può pensare di stare con qualcun altro se prima non si è stati da soli con i propri pensieri e “mostri“. Ho imparato a fidarmi degli altri e a non aver paura, in occidente siamo bombardati da notizie che non hanno altro scopo che spaventarci.”
“Proprio in paesi come l’Iran, il Kosovo, il Pakistan e il Sudan, che nell’immaginario collettivo sono dipinti come luoghi di guerra e terroristi. Ho incontrato l’umanità più vera, dove l’ospite è un’entità sacra.”
“Un giorno Terzani disse che l’unica rivoluzione possibile è quella interiore e per me questa rivoluzione è stata il viaggiare; per questa ragione ho deciso di chiamare il mio libro “Travel revolution”. Da quando ho iniziato a viaggiare, la mia vita ha preso una svolta totalmente inaspettata e meravigliosa.”